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foresta a Finisterre, Lucia Guidorizzi

Sono l’energia suprema e fiammeggiante che trasmette fuoco ad ogni vivente scintilla…sono la lucente vita dell’essenza divina; scorro splendente sui campi, brillo sulle acque, brucio nel sole, nella luna, nelle stelle…insieme al vento ravvivo tutte le cose con energia invisibile e onnipresente…forza che penetra fino alle più alte altezze e in tutte le profondità, che lega insieme e fa maturare le cose…da lei le nubi ricevono il loro movimento, l’aria il suo volo, le pietre la loro consistenza, per lei l’acqua zampilla in ruscelli e per causa sua la terra fa nascere le piante…
Ildegarda di Bingen

Mai come ai nostri giorni le parole della grande mistica e visionaria benedettina medievale Ildegarda di Bingen tornano luminose e attuali: in un mondo sempre più lontano dalla percezione del sottile c’è bisogno vitale di riconnettersi con le energie naturali che derivano dalle piante. Inoltrarsi in un bosco significa mettersi in ascolto delle sue innumerevoli voci e l’unico modo per ascoltarle è imparando ad esercitare il silenzio. Siamo sempre distratti da un frastuono di fondo che ci sovrasta, impedendoci quell’esercizio di attenzione e d’immaginazione attiva che è l’unico in grado possibile per riconnetterci con nostro Sé. Vitalità, rigoglio, fecondità sono sinonimi di salute e Ildegarda di Bingen li sintetizza in una sola parola: Viriditas, forza alchemica trasformativa che pervade le foreste in primavera nel momento in cui la linfa degli alberi e delle piante si risveglia dopo il lungo sonno invernale. Il Verde non è un colore puro, ma è il prodotto della fusione di due colori base: il giallo e il blu che miscela ed armonizza insieme, insegnando l’equilibrio e la moderazione. Questa energia naturale viene rappresentata e declinata in forme diverse, ma tutte estremamente suggestive. Nel Medioevo compare frequentemente nelle cattedrali e nei chiostri dei conventi la figura del Green Man, entità ascrivibile ai culti pagani. La sua immagine è caratterizzata da un volto d’uomo in cui barba e capelli sono composti da foglie che fuoriescono dalla sua bocca. Esso è legato alle antiche divinità della fertilità e della natura, e incarna la tipologia dell’Uomo Selvatico, una figura ricorrente nel mondo celtico. Egli è lo spirito-guardiano dei boschi e si ricollega a culti di morte e rigenerazione connessi ai cicli stagionali. La forza verde della vegetazione entra in gioco anche nel mito egiziano di Osiride, in quello greco di Demetra e Persefone, nella figura del dio babilonese Tammuz che in Grecia prende il nome di Adone. La Viriditas si manifesta come emanazione della vita invisibile, è un’energia spirituale che sostiene tutto ciò che viene generato. Essa ha un valore alchemico e si pone come fase intermedia tra la Nigredo e l’Albedo.
Verde smeraldo è la Tabula Smaragdina di Hermes Trismegisto in cui sono scritti i principi dell’arte alchemica. La Viriditas, per Carl Gustav Jung, corrisponde alla rappresentazione dell’Anima. Il profeta Elia che nell’Antico Testamento ricopre un ruolo molto importante, compare anche nel Corano con il nome di Al Khidr, il Verdeggiante ed entrambi incarnano l’archetipo del Maestro Invisibile. Il verde viene usato per dipingere le stanze degli ospedali ed è il colore indossato dai chirurghi, in quanto ha una funzione calmante e rasserenante. Nel giorno della Candelora, rito ereditato da antiche tradizioni pagane, venivano accese candele verdi davanti all’immagine della Vergine. Nella cripta della basilica di Saint Victor a Marsiglia è venerata una statua lignea della Madonna Nera con la tunica verde e oro che tiene in grembo il bambino: il verde nella tradizione della festa della Candelora ha un valore del tutto particolare che si ricollega ai riti di rigenerazione delle antiche tradizioni pagane legate al risveglio della vegetazione: per questo la Chiesa continuò la tradizione usando candele verdi per il rito di purificazione della Candelora. Il verde dunque è colore della vita che rinasce, è legato alla giovinezza ed è associato al chakra del cuore, in quanto rappresenta la purezza dell’amore incondizionato. Il risveglio della natura mette in circolo energie numinose che irrorano il nostro spirito rendendolo recettivo, atto a vibrare nella dimensione del sottile. La forza vitale che verdeggia nei boschi e nei prati si trasmuta in musica che risveglia le energie sopite dentro di noi. Viriditas è pari a un limpido canto che sgorga come una sorgente tra le felci nella grande quiete maestosa degli alberi della foresta.
Così si pronunciava Ildegarda per celebrare la Viriditas:

O nobilissima viriditas,
che hai radici nel sole
e che nell’immacolato
sereno
risplendi in una ruota
che nessuna eccellenza terrena
può comprendere:

Tu sei circondata
dagli abbracci
dei ministeri divini.

Tu rosseggi come l’aurora,
e avvampi come la fiamma del sole

Tale energia non si esprime solamente nella vitalità della vegetazione, ma anche in tutto l’Universo e nell’anima dell’uomo e si manifesta sia a livello fisico che spirituale. Per Ildegarda Viriditas è sinonimo di guarigione, forza e vitalità e coltivarla significa favorire la salute, la bellezza e la prosperità. La parola deriva dall’aggettivo latino “virdis” e possiede la stessa radice etimologica di vis/forza, vir/uomo, virgo/fanciulla, ver/primavera, virtus/valore, virga/virgulto e vita/principio vitale. Prima di Ildegarda questa parola era stata usata da Cicerone per designare la caratteristica cromatica del colore verde e il vigore della vegetazione. Gregorio Magno contrappone la Viriditas, forza ed energia vitale, alla Ariditas, mancanza di vita interiore. Gli orientamenti della medicina olistica ai giorni nostri partono dal presupposto che il benessere dell’individuo sia il prodotto di un armonioso equilibrio tra corpo, mente e spirito e perciò la cura si rivolge alla totalità dell’essere e non alla singola parte malata dell’organismo. Questo concetto viene recuperato proprio dal pensiero ildegardiano che è improntato alla ricerca di questa totalità, in quanto si pensa che la malattia sia provocata da una perdita dell’unità tra corpo, mente e spirito. In questo modo il paziente non compare come un soggetto passivo, ma come un protagonista attivo del suo processo di guarigione, legato ad una presa di consapevolezza e di responsabilità. Tale ricerca spesso è stata banalizzata ed interpretata in modo approssimativo e superficiale, ma se compresa in forma adeguata non è altro che il recupero di antichi saperi derivati da esperienze autentiche sviluppate attraverso la conoscenza delle piante, delle erbe e del cosmo. Il nostro tempo presente è un tempo in cui si sta perdendo la percezione delle energie sottili e si è sempre più incapaci di interpretare la dimensione simbolica che ci circonda. Cogliere la potenza evocatrice e simbolica della Viriditas significa addentrarsi nel grande tempio che è la Natura, come la definiva Charles Baudelaire nella poesia “Corrispondenze”

E’ un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l’uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.

Esistono profumi freschi come
carni di bimbo, dolci come gli òboi,
e verdi come praterie; e degli altri
corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno
l’espansione propria alle infinite
cose, come l’incenso, l’ambra, il muschio,
il benzoino, e cantano dei sensi
e dell’anima i lunghi rapimenti. (1)

Spesso si trascura il profondo legame che l’Alchimia intrattiene con i cicli delle stagioni.
L’immagine del germoglio, delle gemme sugli alberi, del fiore che si apre, della spiga verdeggiante, sono di grande eloquenza simbolica e rappresentano, per chi sa vedere, il nascere alla dimensione dello Spirito. Come la Natura si risveglia in Primavera e dai rami secchi spuntano nuove foglie, così l’anima, dopo essere passata attraverso la Nigredo, la Notte Oscura, si apre alla Luce di Sophia. Per questo dobbiamo trovare nelle nostre giornate oppresse da mille incombenze momenti di grazia che ci permettano di immergerci nella quiete risanatrice della Natura, per poter coltivare la nostra sensibilità nei confronti di questa dimensione del sottile, per rigenerarci grazie alla linfa che scorre nelle piante, verde forza vitale che anima e risana tutto ciò che esiste.

1 – Da I fiori del male, Les Fleurs Du Mal, 1857
Traduzione di Luigi De Nardis, Milano, Feltrinelli, 1964