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In questi giorni mi è venuto in mente il buon Leibniz che, grosso modo, scriveva che il mondo in cui viviamo è il migliore fra quelli possibili perché la maggior quantità di bene si combina con la minor quantità di male. Questo mi ha fatto riflettere: se la proporzione di questi ultimi si fosse in passato invertita, oggi non staremmo a disquisire di nulla perché non ci saremmo. Chiaramente la tematica del filosofo è assai più complessa ma mi domando se la presenza del male fisico, morale, sociale ed ambientale oggi non faccia pendere troppo la bilancia, rompendo quell’equilibrio che sottende la nostra realtà esistenziale. Ho abbastanza anni per aver ascoltato da vicino le persone che hanno vissuto lo scorso conflitto mondiale e visionato e letto tanti documenti. La bilancia, in alcuni momenti, si è pericolosamente inclinata. Ricordo la crisi di Cuba che ci portò sull’orlo dell’olocausto. Eppure siamo ancora qui, con un presente problematico per l’ambiente, pandemie e la convivenza tra popoli e nazioni ma mi sento di essere fiducioso nelle capacità umane di affrontare le grandi sfide. Leibniz, che ho colto come spunto, aveva fiducia nel disegno di Dio. Noi, credenti o meno, possiamo insieme dare un senso positivo al nostro cammino perché l’universo intero esiste perché qualcuno lo percepisce come esistente. A qualcosa serviamo. Come operatore culturale nel campo artistico e presidente dell’associazione Museo Minimo ho sempre presenti i temi accennati e anche in collaborazione col Ministero della Cultura cerchiamo di essere presenti agli appuntamenti, anche recenti, su ambiente/paesaggio e patrimonio culturale. Piccole cose, ma tutte insieme vanno su quella famosa bilancia: far pendere verso il bene lavorando nei nostri ambiti con spirito di collaborazione e presa di coscienza delle sfide della contemporaneità, materiali ma anche squisitamente spirituali.