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Si è conclusa “La Rivoluzione degli Eucalipti” di Nina Maroccolo, tenutasi dal 14 maggio al 10 ottobre 2021] alla Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale.
Quasi 5 mesi di una mostra, curata da Plinio Perilli, amatissima da pubblico e critica!
Siamo orgogliosi di aver realizzato il catalogo/libro d’arte, progettato da Officina Mirabilis: sinestesia tra le struggenti opere fotografiche e un visionario romanzo lirico di Nina Maroccolo, 168 pagine nelle quali vengono affrontate tematiche di cruciale attualità, dalla crisi climatica alla denuncia sociale, dai mali del nostro tempo alla Grazia divina…
Noi di Disvelare edizioni insieme a Officina Mirabilis siamo felici di averne fatto parte, con Nina e Plinio, e insieme confidiamo di aver lasciato il segno per un profondo quanto necessario rinnovamento dell’arte contemporanea italiana.

Per informazioni sul volume, vai qui:
https://www.disvelare.net/prodotto/la-rivoluzione-degli-eucalipti-di-nina-maroccolo/

Ma Rivoluzione degli Eucalipti non finisce qui!
E quale segno di continuità, pubblichiamo il meglio dei contributi critici scritti per questa grande opera sinestetica di Nina Maroccolo, con alcune delle opere e passi scelti dal testo.

«Si potrebbe definire questo libro come un’ampolla, un viridarium, il vaso usato dagli alchimisti per contenere la materia della grande Opera, in cui si produce la Pietra Filosofale, capace di trasformare i metalli vili in oro. Il percorso di Nina Maroccolo è lungo, complesso ed eminentemente operativo, come dev’essere ogni processo alchemico. La sua ricerca passa attraverso macerazioni e distillazioni, fino al conseguimento dell’elixir, o quintessenza, in cui è racchiuso il nucleo più profondo, l’essenza più vitale di ogni cosa. La sua inesausta tensione creativa la porta a ricercare l’oro filosofico della Sapienza ed è unita a un grande spirito di compassione di matrice buddista».

[Lucia Guidorizzi, L’arborea scientia di Nina Maroccolo, Carte Sensibili]

 

«Dal duemilaquattordici a oggi, ho vissuto gli eucalipti innestati nel boschetto delle Tre Fontane all’inizio dell’Ottocento. Li ho vissuti quasi ogni giorno, seguendo i loro cambiamenti, i linguaggi, un sentire straordinariamente rivelatorio. Nel boschetto si compiono riti di passaggio, di conoscenza e forte empatia. Scriverò dell’albero della protezione. La caratteristica propria di mutare. Le sue mute, quasi scorticamenti di pelle. Scrivo con gli alberi, assieme a loro. La mia vita è infibrata del loro esistere. Si fa espressione dei sentimenti più puri. Si chiama: devozione». [Nina Maroccolo, La Rivoluzione degli Eucalipti]

 

«L’eucalipto, l’albero più piantato della terra, nella sua maestà e nella memoria della sua eredità botanica come paradigma della memoria e dell’eredità stessa della terra, entro cui la Maroccolo ritornando indietro sa risalire, dal ricordo delle foreste fossili fino alle lotte dal Brasile all’Australia contro le devastazione per profitto del territorio.

Nella storia dell’eucalipto, dalla preziosità delle sue proprietà (l’uso medicale in primis), nell’elenco di luoghi (l’Australia ancora dove la presenza è più forte), di uomini (come il geologo Melvyn John Lintern) che vi si sono dedicati, di animali (il Koala, che sull’eucalipto vive il 98% della vita nutrendosi solo delle sue foglie), ci viene restituita la testimonianza di una fede nella propria storia, nella propria forma, in grado di superare oltre agli attacchi degli uomini anche lunghi periodi di siccità, nell’amore quindi anche della perdita rinascendo anche dal disfarsi (“l’evoluzione è una ferita immedicabile. Necessaria”) in un infinito in cui è racchiusa tutta la nostra misericordia. E se il principio è quello di una devozione bambina, Nina ha saputo seguire e vivere ogni giorno “i loro cambiamenti, i linguaggi, un sentire straordinariamente rivelatorio”, compiendosi nell’intimità e nell’umiltà generosa del dimenticarsi e del riapprendersi insieme con loro in cui nell’empatia dei riti di passaggio la sua scrittura con gli alberi sarà quella della caratteristica propria e stessa del mutare».

[Gianpiero Stefanoni, L’eredità botanica come paradigma della memoria e dell’eredità stessa della terra, Neobar]

 

«Le Macerazioni raccontano la materia. La sua metamorfosi. Raccontano il principio dello scarto. Sono certa che in un tempo remoto, sarei stata una buona raccoglitrice dei frutti della terra. Avrei accolto gli scarti con la vita dentro, gettati via senza riserve, perché la natura è sfrontata. Plateale». [Nina Maroccolo, La Rivoluzione degli Eucalipti]

 

«[…] un albero totale per un’arte totale, e per viaggi totali: tra mostra e libro si rimbalza tra Australia e Roma, Mediterraneo e isole Svalbard, il Brasile dei Guaranì e dei Tupinikim, l’Africa, la “città interiore”; e si seguono il viaggio planetario della biodiversità (la mostra è inserita nella Giornata della Terra 2021), quello chimico per linfe e cellule della xilema e della floema, il nomadismo-metamorfosi delle policromie offerte dall’eucalipto nel suo divenire.

Il viaggio rivoluzionario degli eucalipti è anche quello di cui abbiamo bisogno, perché siamo fatti della stessa materia, con fibre e resine che conservano e trasmettono i segni impressi dall’uomo e che ora un’artista raccoglie e ritrasforma da par sua».

[Niccolò Rinaldi, Viaggiare per alberi: “La rivoluzione degli eucalipti” di Nina Maroccolo, ReWriters Magazine]

 

 

«Il 1969 fu l’anno della Luna. Nello stesso anno accadde l’inverosimile, soprattutto non fu la prima volta. Si trattò di un dramma ecologico causato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara in California. La Natura ne rimase sopraffatta. Come sognare di trovare riparo sotto un portico di fiori? Il petrolio incollò le nostre ali. Morivamo, come i bimbi vietnamiti sotto il napalm, trasportati da quella macchia infinita sulle rive oceaniche. E non potemmo fare altro che morire. E pregare che accadesse il prima possibile. Trattiamo bene la terra su cui viviamo. Essa non ci è stata donata dai nostri padri, ma ci è stata prestata dai nostri figli, dice un antico proverbio masai. Noi siamo fatti di memoria ancestrale, siamo il ricordo che ricordiamo. Possediamo un corredo cromosomico la cui mappatura ci rivela nella nostra unicità individuale. Si chiama codice della vita e permette di riconoscere l’ereditarietà di eventuali patologie. La trasmissione genetica. Mentre il cuore sta lì, dov’è sempre stato, e ci parla dal didentro delle sue parole». [Nina Maroccolo, La Rivoluzione degli Eucalipti]

 

«La Natura è madre tremenda di stupori più che divini, mira, cui la poesia dà verbo al procedere incessante dello scarto, res, appunto che in vita si frange nel divenire, ora e sempre movimento di un fluire; inquadrandosi nella letteratura universale di un continuo de rerum natura.

Ma l’opera di Maroccolo, profondamente originale, moderna e sperimentale in chiave sinestetica, vibra di molteplici eco spirituali, richiami alla visione di un Oriente buddista; che poi si fa dialogo interreligioso, universale preghiera alla terra, fragile bene in pericolo, cui rimandano i numerosi Jātaka; questi testi sono, infatti, la ineliminabile parte letteraria a specchio del libro d’arte. Esprimono vari alter ego, in cui si rifrange il mondo creativo di Nina, sempre polimorfa appunto di intarsi visivi e letterari. Col suo essere sempre in ansia creativa, e vita sgorgata vera, dolorosa e feconda ispirazione».

[Paolo Carlucci per La Rivoluzione degli Eucalipti di Nina Maroccolo, Poetarum Silva]

 

La Grotta, di Nina Maroccolo. «I bambini pronunciarono il loro nome per l’ultima volta, perfettamente consapevoli di rinunciarvi. Non si sentivano sviliti per quel lascito individuale, di cui restò, tuttavia, l’improntitudine. Erano piccoli fiori di Loto. Piccoli Illuminati che vivevano in mezzo a noi, e che fra noi si presentavano sotto qualsiasi forma vivente. Erano portatori di Luce e Compassione. Erano bambini tra i bambini, battenti il tempo dei nostri avari, tirannici averi». [da La Rivoluzione degli Eucalipti]

 

«[…] concetti e sentimenti così intensi che occorre soffermarsi a lungo su ogni foto, percorrere la sala espositiva avanti e indietro, guardare e riguardare le opere fotografiche, cogliere la scaglia di eucalipto che diventa miniatura, studiare le piccole installazioni in teca, risultati di una ricerca legata alla creazione di una nuova alchimia della materia. La volontà di liberare una nuova essenza dello spirito, della visione e del concetto di origine».

[Licia Ugo Racovaz, La Rivoluzione degli Eucalipti di Nina Maroccolo, About Art online]

 

«A guardare con attenzione, alcune forme ricordano parti interne del corpo umano: una sorta di trait d’union tra la nostra fisicità e quella delle piante, fanno pensare a un intersecarsi d’intime correlazioni, per cui offendere le une determina il collasso delle altre. Il legame tra uomo e ambiente appare indissolubile, l’esistenza del primo dipende dal secondo. Il fermo-immagine dell’eucalipto permette alla Maroccolo di esaminarlo nel suo continuo mutamento e, misteriosamente, tali trasformazioni evocano tra uomo e realtà vegetale un palpitare di nessi invisibili».

[Bruna Alasia, La voce della Natura, Arte magazine]

 

Kamalā Yantra, di Nina Maroccolo e Vincenzo Notaro.

 

 

«Inanellati nastri di quelle miniature del fare che imbrigiano il talento nella conoscenza del guarire: salvare la carta, ad esempio, ricostruirla, restaurarla è in nuce il canto a distesa di chi si offre per la salvezza degli altri.. Foglia sottile, polvere d’oro, scaglia di pietra, riflesso di luca: basta uno sguardo ad ogni frammenti per sentirsi parte di un universo che chiama. Nina dà voce a quel canto che sa trasformarsi in pianto di abbandono, in urlo di dolore, in nenia di culla, in silenzio di paura.

Ma non disperazione. Ancora, di nuovo è il tempo per una rinascita […]».

[Francesca di Castro, sul cartaceo Voce Romana, luglio-agosto 2021, p. 37]

 

«Quando la tempesta dell’umano vivere si fa più aspra,
La vita, anzi l’oltrevita delle piante regala nuova vista,
Apre lo sguardo al di là del letale scempio dell’antropocene,
Giusto nel cambiamento climatico in atto, catastrofe annunciata
E già quasi realizzata, allora l’alchimia eucaliptica
Diviene metafora di bellezza di ciò che potremmo fare,
Di ciò in cui ci potremmo trasformare, talora la poesia indica
La strada, addita una via di salvezza, sta a noi trattarla
Come una Cassandra oppure come una Pizia felice,
Idonea a vaticinare l’uscita da una età oscura, il Kali Yuga».

[Marco Palladini, Nina Eucaliptica, L’Age d’Or]

 

 

«Poco prima era notte. Poco dopo era notte. Subimmo una trasformazione. Diventammo teatranti, protagonisti caritatevoli per dare senso a un Sé mancante. Rubammo il palcoscenico alle creature notturne, ladri di sogni e poesia – questo fummo: poveri linguisti della veglia. Narcisisti senza pari. Senza pace. Viventi dentro drammi enfatizzati e sempreverdi, per sopravviverci all’anonimato. Ricordo la notte della crocifissione. C’era un uomo in una scatola. Mi disse che lì, la notte, esisteva. Dormire gli portava pace. Sognava felice. Era Lucinio. Il suo volto riflesso nell’acqua diventò un’opera d’arte». [da La Rivoluzione degli Eucalipti]

 

«La notizia del prolungamento della Mostra di Nina Maroccolo “La Rivoluzione degli Eucalipti”, è davvero una bella cosa. Grazie al placet della Sovrintendente Capitolina ai Beni Culturali, Maria Vittoria Marini Clarelli, e del responsabile delle Attività Espositive, Claudio Crescentini – e oltretutto il conforto della Critica – il gesto creativo di Nina è diventato quasi e come un rito, insieme sinestetico ed epocale». [P. Perilli]

«[…] mentre l’arte contemporanea si paluda tra banane appiccicate al muro, non-fungible token, scemenze libertarie e filtri Instagram d’autore, c’è ancora un microcosmo artistico autentico e resistente che produce quella che possiamo definire ‘arte prodigiosa’: un’arte che va avanti, va oltre, e si concretizza in mostre difficili, libri eroici e fatti, appunto, non spiegabili da hype e logiche di sistema».  [V. Notaro]

[Su Neobar, un approfondimento di Plinio Perilli e Vincenzo Notaro]

 

 

«L’artista elabora così le sue ricerche en plein air, concetti ed elaborazioni visuali di grande forza evocativa e intensità spirituale, giocando sui temi e sulla Natura attraverso il tempo, come in un concetto cartesiano non esplicitato, distraendo la Natura dal suo stesso divenire e dal suo continuum. E l’eucalipto diventa altro, tramite l’aria, la luce, le muffe, la sua sedimentazione naturale. E l’eucalipto, quindi l’oggetto naturale e perciò la Natura, diventa oggetto d’arte, si fa arte, come si diceva una volta».

[Claudio Crescentini – direttore GAM di Roma – in La Rivoluzione degli Eucalipti di Nina Maroccolo, Disvelare edizioni, 2020]

 

 

«In quest’opera ci sono le chiavi simboliche di una disciplina arcani a uso di noi occidentali contemporanei. Tra lirica e fotografia, in una devozione profondissima e commovente, Nina attraversa dal vajrayāna all’ars combinatoria, smuovendo le segrete rispondenze ermetiche, fotografando le cicatrici di una donna che ha guardato in faccia la vita, la morte, la resurrezione, il dolore e l’estasi della gioia, e ha ritrovato una tale armonia con la Natura da riuscire a scioglierne il misterioso cuore».

[Vincenzo Notaro, in La Rivoluzione degli Eucalipti di Nina Maroccolo, Disvelare edizioni, 2020]

 

«Fuor d’ogni ironica o gnomica astrazione – e con una gran dose di devozione assoluta a questo verde Credo di saggezza, sebbene sempre più allarmata per la crisi in atto – Nina Maroccolo ha qui costruito e sintetizzato il suo percorso artistico, come una mappa misterica e prodigiosamente ancestrale dentro tutte le ombre e le luci di una grande ricerca o foresta inesausta: che è quella stessa delle nostre radici, dei nostri alberi, dei nostri ungarettiani fiumi, delle nostre foglie morte che però non muoiono mai, neanche nei versi più cantabili!».

[Plinio Perilli, in La Rivoluzione degli Eucalipti di Nina Maroccolo, Disvelare edizioni, 2020]

 

I Reggenti, dal Teatrino Mistico, di Nina Maroccolo.