Nasco in voi,
odore incorrotto di tigli,
cangianti schegge di vento,
resti dell’ultimo autunno
nel canto irreale della cincia di bosco
che con stupore dipana l’erba.
Radente terra procede la mente
come il vento limbico che sfiora il mare
e si posa sugli scogli a guardare:
tutto ricomincia incessantemente.
Era più in basso che cercavamo ragioni,
il mistero d’opale dei cieli,
l’incredulità di chi
di lassù
consola la paura con la bellezza precaria
del manto dei cespugli al confine.
Nella vita appollaiata
dei magri uccelli che scrutano,
riposeremo
lasciando vuoto lo spazio del tempo
come un abito che s’abbandona sul pavimento
per entrare nell’ amore,
nella sua notte,
nel sogno dei bambini mai nati
che illuminano i vivi.