tempo di lettura 2 minuti
Sedia di plastica ricucita, Ezio Colombrino

È da qualche anno che noto questa sedia rossa, è di quelle economiche, in polipropilene. La ritrovo in un piccolo incantevole bar in riva al mio amato lago di Scanno.
Mi chiedevo chi fosse mai l’autore di una simile cosa; una riparazione stupenda con una perfetta cucitura degna di un abile chirurgo. Premetto che il polipropilene è una plastica molto economica, quasi impossibile da incollare; una sedia del genere costa meno di 10 euro.
La prima cosa forse che viene in mente, quando una di queste sedie si lacera è quella di buttarla via … ma a Tonino è sembrato naturale ripararla, dedicarle del tempo e ridarle ancora vita. Chi ha fatto una cosa simile ha di sicuro altri importanti e preziosi valori che molti di noi hanno dimenticato.
In questo mondo di “usa e getta”, fatto di case senza ripostiglio e, voglio addolorare di più, fatto di case senza più la memoria storica della famiglia, quella memoria che è rappresentata dalla cantina o dal sottotetto: zone franche, dove vengono accumulati oggetti e ricordi di cui facciamo fatica a separarci ma che sappiamo bene non serviranno più a nulla in questa vita terrena.
Ecco, quello che ha fatto Tonino mi è sembrato un gesto nobile.
L’estate scorsa gli ho chiesto dove fosse la sedia cucita; non la vedevo… era la “mia sedia” perché quando mi sedevo provavo un piacere misto a orgoglio: ero avvolto in un antico sapere, perché Tonino, da giovane, era un abile “sellaio”; costruiva le indispensabili selle per asini e cavalli che servivano per trasportare di tutto, in quei paesini di montagna dove i mestieri nascevano, come natura vuole, per necessità. ”
Dunque a Tonino mi sento di dare il premio più alto e prestigioso che naturalmente non è “il compasso d’oro” bensì “il Compasso d’onore” per la sua sediolina rossa in plastica ricucita.