tempo di lettura 4 minuti

Con dolore e tristezza annunciamo la scomparsa di Nina Maroccolo (Massa, 1966 – Roma, 2023), scrittrice, cantante, artista, performer, sempre votata a una grande sensibilità e resa sinestetica delle sue opere e magiche interpretazioni. Fino all’ultimo respiro ha condotto una ricerca legata alla simbologia e alla metamorfosi stessa dell’universo Natura, cercando e felicemente trovando l’unitarietà fra le arti, tra prosa lirica, ricerca musicale e pittorica e fotografia visionaria.

 

Dopo i primi anni trascorsi in Sardegna (il padre era maresciallo dei Carabinieri), Nina è approdata a Firenze, dove s’è formata, dedicandosi agli amati studi d’arte. Erano anche gli anni dei primi gruppi pop-rock della scena anni ’80, è tata mezzo soprano nel coro a otto voci della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ha fatto parte dell’etichetta discografica indipendente CPI. Poi vive un’esperienza editoriale come la City Light Italia di Lawrence Ferlinghetti e Antonio Bertoli.

 

Esce nel ’99 Il carro di sonagli, il suo primo libro tra poesia, prosa e canzoni (con prefazione di Alda Merini). Le nasce un forte impegno civile che, coi lucidi consigli di Eraldo Affinati, la porta

a scrivere un testo forte e originale come Annelies Marie Frank (Empirìa, 2004), moderno romanzo in versi sulla figura della celebre eroina del “Diario”, finalmente

indagata nei suoi doni d’adolescente già saggia e libera, disperata e ironica, nonostante le jatture feroci della Storia. Nina Maroccolo ama poi trasformare i suoi libri in spettacoli, che canta e inscena con talento e ardimento. Nel 2004, l’Anna Frank entusiasma gli spettatori, pochi e un po’ elitari, ma attentissimi e quasi rapiti, del Teatro Vascello, a Roma. È l’anno in cui si trasferisce nella Capitale, e comincia a stendere una fascinosa trilogia, “I posteri del Moderno”, fra poesia (Illacrimata, Tracce, 2011, saggio introduttivo di Paolo Lagazzi), romanzo (Animamadre, Tracce, 2012 prefaz. di Fabio Pierangeli, postfaz. di Ubaldo Giacomucci) e racconto (Malestremo, “Sedici viaggi nell’Altrove” prefaz., di Marco Palladini).

Con Marco Palladini, autore e regista, mette in scena uno spettacolo memorabile, Me Dea, in cui recita e canta (assieme a Giulia Perroni, Roma, L’Aleph, 2014), sublimando e lievitando il Mito in una direzione, mozione ed emozione «assolutamente moderni».

 

Negli ultimi anni emerge, con levità e un profondo impegno ecologista, la sua vena visiva di artista insieme materica e simbolista, fotografa astratta e concettuale.

La rivoluzione degli eucalipti è la sua consacrazione, una grande mostra (Roma, Galleria d’Arte Moderna, maggio-ottobre 2021), con cui Claudio Crescentini le consente di allestire le sue opere materiche infibrate e vegetali come un grande appello alla Terra…

«Con le opere della Maroccolo» rileva Crescentini «non è più la visione, ad esempio, di un paesaggio dipinto a rapirci l’anima o i colori variopinti di un giardino in primavera fotografato e/o dipinto a lasciarci estasiati. O il rosso del tramonto tra le distese di prati in fiore a tenerci attoniti, perché la Natura di Maroccolo non è più riprodotta tramite l’Arte ma (ri)creata tramite sé stessa».

Il catalogo è un vero e proprio libro d’arte (Disvelare edizioni, art direction a cura dell’amico fraterno Vinz Notaro), dove la prosa lirica di Nina scivola nel racconto, ma anche s’impenna in toni gnomici e gnostici, radicandosi a rito e afflato di Natura:

«Scriverò dell’albero della protezione» intona Nina, «La caratteristica propria di mutare. Le sue mute, quasi scorticamenti di pelle. Scrivo con gli alberi, assieme a loro. La mia vita è infibrata del loro esistere. Si fa espressione dei sentimenti più puri. Si chiama: DEVOZIONE».

 

I funerali si svolgeranno a Roma, mercoledì 22 febbraio, alle ore 12, nella Chiesa degli Artisti di Piazza del Popolo (S. Maria in Montesanto).  

 

 

Cenni critici

«Nina se l’inghiotte, il Tempo, lo irride o gli è devota, con la sua piccola Nikon fedele, quasi briose prove di tettonica, anima orografica: carmi o labirinti petrosi, porosi, cicatrici di segni – dunque nuovi gesti con cui romanzare l’impossibile forma dell’Informale, riazzerarlo non più a pensiero, a stilema, ma a frammento da riabitare, riabilitare di sguardi…».

[Plinio Perilli]

 

«Nina è riuscita a produrre un balsamo – veram medicinam – che concilia mistica e scienza, arte e natura, toccando tematiche di stringente importanza: la violenza, il cancro, la crisi ambientale… la Grazia, Dio, Avalokiteśvara…».

[Vincenzo Notaro]

 

«In Nina Maroccolo si coniugano coraggio visionario, profonda spiritualità, generosità empatica e capacità medianica».

[Lucia Guidorizzi]

 

«Nina Maroccolo è questo paziente, metodico, ispirato / Artifex che con callide manipolazioni e tecniche di abluzioni / Trasduce l’eucaliptico fogliame e cortecciame / In un magico paesaggio inedito».

[Marco Palladini]

 

«Uno sguardo, quello di Nina Maroccolo, che s’avventura ben oltre quello che è in luce e che procede, dall’ideale grigio-cobalto, blu argento e turchino, delle acque, fin dentro le alte corti dei nembi tempestosi e oscuri del cielo».

[Anna Maria Corbi]

 

CLICCA QUI PER SCARICARE IL PRESS KIT