Jātaka
Inghilterra
Anno 1711-2018
La Natura ci richiama alla sua gloria.
Non possiamo rispondere. Le abbiamo inflitto una ferita perfetta.
«Madre, traspari fra i giunchi, in un solitario d’acqua nativa e foreste di betulle.
Fior di farfalla. Fior di libellula. Così verde, il mare così traspare – cobalto.
Ascoltiamo insieme la libertà di un cavallo felice? Molto presto verrà catturato. Conoscerà il ferro. Costretto al cuoio, costretto a gareggiare – lo frusteranno.
Sarà amato, frustrato, per sudditanza al volere del fantino».
Compresi, invece, che il cavallo viveva nel tempo del solfeggio, sapeva riconoscere le note, qualche segno trascritto nei pentagrammi del mutamento. La sua corsa infervorata diventava una meravigliosa fuga di Bach… Accolse le giuste note della rivelazione, poi le restituì come fulcro del suo percorso.
Era un cavallo con il talento dei compositori e dei musici.
Spartiti al galoppo. Cavalli fratelli s’inseguono verso la meta da raggiungere.
Il frustino incentiva la fuga. Ma non è Bach a volerlo.
È un fervore faustiano. Impone velocità. L’incrementa. Detta l’accelerazione.
chi arriva per primo vince | chi arriva ultimo è ultimo
Il cavallo sbavava. Improvvisamente, rallentò.
La lentezza si fece veloce. Era stanco.
«Madre che traspari fra i giunchi. Lo sapevate?».
Si raccontò che lo strano cavallo scalpitò un’ultima volta, sviando la meta stabilita.
Era in fuga. Ascoltò il richiamo celeste a cento metri dal traguardo, ma cadde per una brutta frattura, e s’accasciò tra la polvere.
Così, s’alzò di colpo, cercando gli occhi del fantino. Lui, il fantino, era piegato su se stesso; piangeva, guardava l’animale e piangeva:
«Non dovevo forzare così tanto… Perdonami, amico mio».
Il cavallo fece fuoriuscire la sua voce da cavallo come una voce umana, e disse:
«Una notte ti venni in sogno come sottile e leggero vento. Un’altra notte diventai l’animale che s’accostava alla tua porta, e fu semplice aprirla. Le mie ali accarezzarono la tua fronte. Volevo sottrarti al dolore legato alla perdita… Quindi, ora, non piangere, accompagnami con un dolce sorriso, una carezza…».
Il cavallo morì. Raggiunse Bach, felice.
Il Maestro l’aspettava.
«Vi porterò dove l’erba della prima selva è premurosa» disse Avalokiteśvara.
«Dite, Maestro: in quel sogno vi guardai come avreste voluto essere guardato?».
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Informazioni per il pubblico:
http://www.galleriaartemodernaroma.it/it/mostra-evento/nina-maroccolo-la-rivuluzione-degli-eucalipti
Per richiedere maggiori informazioni o per intervistare l’artista, i giornalisti possono scrivere a:
info@ninamaroccolo.art