Raccolta sopra un’erta di scalini,
nel suo maglione fatto ad arabeschi,
la ragazza leggeva,
chissà quali parole e quali rime.
Il suono triste di una nenia antica
s’increspò tra i suoi denti bianchi,
rimbalzò lungo la salita
e arrivò ai pochi passanti impauriti.
Era già primavera,
c’erano fiori rossi
e mille tappeti di preghiera,
la guerra era alle porte,
bufali imbestialiti
spingevano gli angeli dal cielo.
A un tratto la ragazza alzò la testa,
e piano, delicatamente,
sorrise al bimbo che le passava accanto.
Non chiedeva null’altro quel bambino
che un po’ di pace e qualche caramella,
ma la ragazza lo abbracciò cantando,
un canto dolce di una sola nota.
In quell’attimo la guerra si fermò,
rimase embrione di inutile follia
che mai più al mondo si rigenerò.
La ragazza si alzò,
schivò la pioggia, le medaglie,
il tumulto di inutili cortei,
e fece ripartire con pazienza
la Storia del mondo dall’inizio.
Il bambino aprì le pagine del libro,
posò lo sguardo su Promemoria di Rodari,
lesse quella poesia cento
e anche più volte, fino all’alba,
quando la gente si scosse dall’oblio.
ICIPIT [Emilia Testa]
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