Ci sono donne e uomini capaci di opporre resistenza a logiche meramente economiche che violano uno degli elementi più sacri presenti sulla terra: l’acqua. Se consideriamo la Terra un organismo vivente, l’acqua dei fiumi, dei laghi, dei torrenti e delle sorgenti, costituisce il suo sistema venoso e arterioso ed il suo scorrere porta sempre vita ed energia nei territori che attraversa. Lo stato morale di una comunità si riflette nel suo modo di trattare le acque: se le acque sono sporche, inquinate o deviate dal loro corso, anche la popolazione che abita quel territorio ne subirà le conseguenze e sarà svilita, guasta e annientata. La sacralità delle acque e i culti dedicati ad esse sono presenti in tutte le civiltà e a tutte le latitudini: esse sono elemento profetico e veicolo di forze terapeutiche, popolate da ninfe e da divinità, capaci di parlare e consigliare nei momenti decisivi dell’esistenza. L’idromanzia è un metodo di divinazione che si basa sull’osservazione delle acque molto diffuso nell’antichità in Italia, in Grecia e in Asia Minore e permetteva di conoscere il futuro. Sappiamo bene che i dissesti ecologici e le devastazioni che derivano da un governo dissennato delle acque sono direttamente connessi a squilibri che riguardano quanti pretendono di sfruttare questa risorsa in maniera puramente strumentale, senza conoscerne il valore e la portata simbolica. L’acqua è un grande veicolo di miti, leggende, storie e ad essa si lega l’identità dei popoli che abitano in sua prossimità. La consapevolezza delle conseguenze che comporta il deviare indebitamente il corso di un fiume o nello sfruttarne le risorse senza badare alle conseguenze, ha portato alcuni individui a battersi perché ciò non avvenisse, al fine di tutelare il territorio e preservare la sacralità dei luoghi. Con coraggio, mettendo a repentaglio le loro vite, hanno lottato incessantemente e ostinatamente per salvaguardare le acque, patrimonio e risorsa inestimabile. Ciò è avvenuto in tutto il mondo, in tempi e in luoghi differenti, tra i quali l’Islanda, la Mongolia e l’Honduras.
Il primo esempio riguarda l’imponente cascata islandese di Gullfoss (Gull: oro foss: cascata) caratterizzata da un doppio gradino da cui scendono le acque scomparendo in un profondo e stretto canyon. Essa è alimentata dal fiume Hvítá, le cui acque biancheggianti sono dovute al limo artico, organismo che ne ricopre il fondo. Intorno al 1920, un imprenditore inglese aveva acquistato l’area che comprendeva la cascata, con l’intento di sfruttarne la potenza per produrre energia idroelettrica, mettendo a repentaglio l’equilibrio naturale e la suggestione del luogo. Fu una donna, Sigridur Tomasdottir, contadina in una fattoria e proprietaria dei terreni circostanti che comprendevano la cascata, a battersi strenuamente perché ciò non avvenisse. Pur non avendo frequentato le scuole, aveva imparato l’inglese dalla madre e lo utilizzava per illustrare ai viaggiatori la magia della sua amata Gullfoss. Inviò numerose lettere di protesta al governo rimaste inascoltate e perciò si recò più volte a Reykjavick, nella capitale, facendo conoscere la sua protesta e minacciando di gettarsi nella cascata qualora non fosse stata ascoltata, focalizzando così l’attenzione e l’interesse della popolazione su questa causa. Alla fine fu riconosciuto il valore delle sue intenzioni e nel 1928 la corte di Reykjavick annullò il contratto stipulato con la società elettrica. Nel 1979 la cascata fu dichiarata definitivamente riserva naturale e patrimonio nazionale islandese. Sigridur morì a ottantasei anni e divenne eroina nazionale: ogni anno in aprile viene assegnato il ” Riconoscimento Ambientalista Sigrídur Tomasdottir” a quanti si battono per cause legate alla tutela dell’ambiente. In prossimità della cascata c’è una scultura col suo ritratto che celebra la memoria di questa donna coraggiosa e determinata.
Il secondo esempio si colloca in Mongolia. Presso le rovine del monastero di Ongi, punto intermedio delle carovane tra il Sud del deserto dei Gobi e il Karakorum, scorrono le acque del fiume sacro Ongii Un tempo questo monastero, costruito nel XVII secolo, possedeva uno dei templi buddisti più grandi del paese e abitazioni per oltre mille monaci. Questo complesso conventuale fu distrutto nel 1930 dal partito comunista. Attualmente lo stato del fiume Ongii desta molta preoccupazione a causa del suo essicamento progressivo, un tempo scorreva per circa 435 chilometri passando per tre province, giungendo fino al deserto del Gobi e alimentava il lago, mentre ora scorre solo per 100 chilometri. Alcune associazioni ambientaliste, tra cui la locale “Ongi River Network”, attribuiscono la colpa allo sfruttamento industriale e minerario del fiume; dalle acque dell’Ongii è infatti possibile estrarre l’oro. Perciò l‘acqua del fiume e le falde acquifere sotterranee sono state contaminate dall’industria mineraria, ed ora contengono mercurio e cianuro. Tsetsegee Munkhbayar, un coraggioso pastore mongolo e attivista ambientale, fondatore dell’Ongi River Movement, porta avanti le battaglie in difesa del fiume. Nel 2007 gli è stato assegnato il Goldman Prize per le sue battaglie volte alla tutela dei fiumi che attraversano la sua terra. Nel 2009 è stato però arrestato e condannato a ventun anni di carcere per “istigazione alla disobbedienza”, un reato stabilito dal parlamento solo pochi mesi prima e che è stato applicato per sole due volte in Mongolia. Nel 2017 è stato liberato, ma nel frattempo si è continuato ad estrarre oro dalle sorgenti dei fiumi, compromettendo la qualità dell’acqua e della vita di numerose famiglie di nomadi che hanno abbandonato le loro tradizioni per riversarsi a vivere nella capitale Ulaan Baatar, senza integrarsi e trovare lavoro, vivendo in povertà e nel degrado, nell’alcolismo e nella precarietà. Recentemente, in prossimità delle rovine del monastero di Ongi, a protezione delle acque del fiume, su una rupe scoscesa, è stata eretta una statua che rappresenta Sakyamuni, il Buddha Azzurro delle Acque.
Il terzo esempio si colloca in Honduras ed è legato alla figura di Berta Caceres Flores, ambientalista e attivista honduregna di origine india che, ispirata dalla madre Berta Flores, si è impegnata come lei, fin dalla prima giovinezza, nelle cause sociali e per i diritti del suo popolo. Leader della comunità Lenca, che discende dai Maya, è riuscita a evitare la costruzione di una diga e di una centrale idroelettrica sul Río Gualcarque, considerato sacro, ad opera di una joint venture tra la compagnia honduregna DESA e la cinese Sinohydro, il più gran costruttore di dighe al mondo. Questo fiume attraversa foreste ancestrali e inviolate ed è adorato dagli indigeni al pari di una divinità. Dal 2009, anno in cui in Honduras è avvenuto un golpe, sul territorio si sono susseguite varie opere pubbliche a forte impatto ambientale, sono state aperte miniere e fabbricate dighe che minacciano fortemente l’ecosistema e lo stile di vita delle comunità indigene. Dopo anni di minacce, Bertha è stata assassinata nella sua casa da intrusi armati il 2 marzo 2016. Nel 2014, in Honduras sono stati assassinati dodici ambientalisti che opponevano resistenza a questi progetti. Nel 2022, il direttore della DESA è stato condannato a ventun anni di carcere per il ruolo ricoperto nell’assassinio di Bertha. Dopo l’omicidio dell’attivista, i principali finanziatori europei del progetto si sono ritirati dal progetto e la costruzione della centrale idroelettrica per ora è stata sospesa. Bertha aveva presentito questa vittoria: “Quando abbiamo iniziato questa battaglia, sapevo che sarebbe stata dura, ma sapevo anche che ce l’avremmo fatta. Il fiume me l’aveva detto.” I figli dell’attivista continuano le lotte della madre per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela del fiume sacro degli indios. Questi tre coraggiosi personaggi hanno speso la loro vita, le loro energie e il loro tempo per proteggere la salubrità e la purezza delle acque, al pari delle Anguane, creature mitologiche diffuse in Italia nelle regioni pedemontane che hanno appunto questo compito. Del resto, troviamo figure di custodi e protettori delle acque in tutte le mitologie, da Oriente a Occidente. In ogni cultura e tradizione l’acqua gioca un ruolo d’importanza fondamentale facendosi veicolo di storie, incontri, miti e leggende. Coloro che ne riconoscono il valore simbolico comprendono che quando si compie una violazione nei suoi confronti le ripercussioni che ne derivano sono inevitabili e distruggono materialmente e spiritualmente le popolazioni che vivono in prossimità.
Fluisci fiume sacro e conduci con te
Le storie e le canzoni
Di un tempo votato al sogno
Nessuno violerà le tue acque
Con la sua superbia inconsapevole
Donne e uomini sono morti per te
Perché tu possa continuare a scorrere
Lucia Guidorizzi